Non sono pronto. Credo di non esserlo mai stato. Per quanto io mi sforzi, per quanto io desideri, per quanto io creda, in questo momento non credo di esser pronto. Non sono pronto a questo dolore inevitabile, costretto, immancabilmente presente all’appello e inesorabilmente giunto a destinazione nonostante tutto. Un anno per fare grandi passi, grandi progetti, grandi speranze e veder i miei piedi tornar piccoli tra loro, tornare indietro andando in avanti. Tornare bambino, tornare ad esser vivo, tornare a credere. Non credo di esser pronto, ma credo di non esserlo mai stato. Forse adesso inizio a camminare e questo è solo un salto che devo fare. Vorrei averti per mano, per essere ciò che dovrei, per tirar fuori questo peso. Ansia, paure e l’incombenza della solitudine mi annebbiano la vista e la mente, mi rendono privo di pensieri e forze, mi affliggono l’anima di singhiozzi e lacrime ed è solo l’inizio di quella estenuante e profondamente dolorosa parola che in tutto questo tempo siamo riusciti a non pronunciar mai:

lontananza.

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